Ne abbiamo sentito parlare tanto, specie negli ultimi giorni, da quando i traduttori della serie Squid Game sono stati messi sotto accusa dal web per i sottotitoli in inglese della serie televisiva sudcoreana.

Sin dal lancio ufficiale sulla piattaforma di streaming, Squid Game ha riscosso un successo così incredibile che neanche la piattaforma avrebbe creduto possibile. Sebbene sia uscita da appena qualche settimana (lo scorso 17 settembre), è riuscita a cavalcare le classifiche e conquistare, in breve tempo, il primo posto nella Top10 in America e in Italia.

La trama di Squid Game: come tutto ebbe inizio

Per Squid Game, il regista e sceneggiatore coreano Dong-hyuk Hwang dice di essersi lasciato ispirare dai manga e dalle anime giapponesi, come Battle Royale e Liar Game, e dalla serie Hunger Games di carattere sicuramente più fantascientifico. In un’intervista, l’autore ha raccontato come sia nata la serie. L’obiettivo di Squid Game è quello di proporre una rappresentazione reale di quanto possa accadere in un gioco virtuale: una fantasia immaginaria che diventa realtà, e di cui l’uomo è protagonista.

La trama è decisamente attaccittante e esplosiva, ricca di episodi di azione. Racconta di un misterioso invito a prendere parte a una gara in cambio di una ricompensa economica. I 456 partecipanti di diverso ceto sociale si ritrovano, nel corso dei 9 episodi, a dover partecipare a giochi per bambini. Chi perde, muore. Semplice.

La questione del doppiaggio italiano per Squid Game

La serie è riuscita a ottenere successo su piano internazionale nonostante il doppiaggio e il sottotitolaggio non siano previsti per tutte le lingue. Ad esempio, è possibile selezionare sottotitoli in italiano, anche se il doppiaggio in italiano non c’è – non ancora.

Probabilmente il doppiaggio in lingua italiana non è stata una priorità per lo streaming della serie. Tuttavia, sono state ipotizzate altre valide motivazioni circa questa non-scelta. Prima di tutto, la provenienza: chi è amante di k-drama è abituato a guardare le serie in lingua originale (cinese, giapponese o coreano), con l’aiuto dei sottotitoli in lingua.Tra l’altro, secondo gli utenti e i professionisti del settore, guardare un film in lingua originale non solo può essere un metodo per esercitare la lingua e acquisirne maggiore dimestichezza, ma anche per entrare nel vivo del dialogo, cogliendo elementi propri della cultura e veicolabili solo attraverso tipiche sfumature linguistiche.

In secudis, l’adattamento. Molto spesso quando abbiamo a che fare con servizi di traduzione multimediale e audiovisiva, la sfida più grande è quella di riuscire a cogliere riferimenti locali e giochi di parole propri della cultura e della lingua di riferimento. Senza una conoscenza radicata, il risultato potrebbe essere fuorviante o privo di senso, e il senso originale andrebbe, come dire, lost in translation.

L’accusa ai traduttori di Squid Game per i sottotitoli in inglese

L’accusa ai sottotitoli è partita il 30 settembre: un utente di Twitter, Youngmi Mayer, rivelando di avere un livello di coreano da madrelingua, così ha twittato: «not to sound snobby but i’m fluent in korean and i watched squid game with english subtitles and if you don’t understand korean you didn’t really watch the same show. translation was so bad. the dialogue was written so well and zero of it was preserved».

Secondo l’utente, il lavoro di traduzione e di sottotitolaggio avrebbe sacrificato la qualità e il senso della scrittura originale. I traduttori non avrebbero quindi tenuto conto delle sfumature linguistiche e culturali, al punto da rendere lontana la traduzione dal messaggio originale.

Il servizio di sottotitolaggio richiede una padronanza delle due lingue estremamente elevata. Il rischio che si corre quando si producono sottotitoli per una serie o per un film è che, pur dovendo puntare a una resa “naturale” e lineare nella lingua d’arrivo, si travolgano i dialoghi e le frasi, compromettendo e nascondendo punti cardine della cultura e della società in questi rappresentate.

La localizzazione di testi, anche “estrapolati” da film o serie tv, è effettuata nei due sensi. Per quanto sia necessario localizzare la traduzione in base alla lingua di destinazione, non è concessa una smussatura totale o integrale.

Dal dialogo originale in lingua coreana “Sono molto intelligente, ma non ho mai avuto la possibilità di studiare”, la traduzione suggerita per i sottotitoli in lingua inglese è stata “Non sono un genio, ma me la so cavare.”

Inutile dire che la traduzione ha fatto un passo più lungo della gamba. Non solo la traduzione risulta incorretta, ma non ha neanche grande conoscenza degli aspetti più tipici della cultura pop coreana: una società iper-divisa in classi sociali dove non tutti possono ricevere le stesse opportunità.

I sottotitoli in inglese – spesso utilizzati come “veicolo” per traduzioni in altre lingue occidentali – sono stati messi sotto accusa.

Il sottotitolaggio professionale tiene conto del punto di partenza e quello di arrivo allo stesso modo. Il traduttore professionista deve quindi lavorare nell’ottica di un processo di traduzione biunivoca.

Avete mai provato a usare traduttore automatici da una prima lingua all’altra, e di “tornare indietro” dalla seconda lingua alla prima? Spesso il messaggio iniziale (tradotto nella seconda lingua) potrebbe essere completamente diverso, per resa, sintassi o significato, da quello tradotto all’inverso nella lingua d’origine.

La risposta del regista, e di traduttori e esperti

Meyer si è unito all’accusa mossa ai sottotitoli in inglese perché nonostante la evidente differenza culturale, certi riferimenti culturali non possono essere completamente esclusi – anche a rischio di non essere del tutto compresi. Alcuni oratori coreani bilingue e multilingue hanno guardato “Squid Game” con sottotitoli in inglese e hanno colto una mancanza nella traduzione degli aspetti della serie sulla distopia.

D’altro canto, il traduttore professionista Dennis Kreiber ha posto l’attenzione sulle linee guida di formattazione, linguaggio offensivo e riferimenti culturali imposti dalle piattaforme stesse, e quindi motivo di “limitazioni” nella traduzione di sottotitoli. Lo spazio sullo schermo è di per sé un limite per la traduzione: generalmente i sottotitoli non possono essere più lunghi di un tweet. Eventuali modifiche o adattamenti in lingua quindi sarebbero per lo più mossi dalla priorità dei traduttori e dagli attori del settore di fornire un servizio aggiuntivo agli utenti web.

Quanto accaduto quindi ci dimostra due grandi cose. Da una parte, l’utente, che guarda una serie tv tradotta, doppiata o sottotitolata in lingua, si aspetta di ricevere un prodotto che sia conforme e fedele all’originale. Dall’altra, il lavoro di un traduttore, doppiatore o addetto al sottotitolaggio è estremamente delicato. Il traduttore professionista si impegna costantemente nel soddisfare le richieste dell’utente, del mittente, pur rispettando regole tecniche e condizioni generali del settore.

Ufficio Stampa LingoYou

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