Finalmente, dopo tanta attesa e diversi imprevisti, una bellissima iniziativa quella in atto nell’Auditorium di San Giacomo della città di Forlì in occasione del Festival della Traduzione.

Il Festival della Traduzione è un appuntamento biennale, frutto di un progetto del Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Università di Bologna e del Campus di Forlì, grazie al contributo della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì.

Il Festival della Traduzione si tiene dal 21 ottobre al 23 ottobre nella città di Forlì, ma si festeggia su tutto territorio nazionale e nelle principali città italiane. Le tre giornate dedicate al Festival prevedono incontri, spettacoli, dibattiti, interviste e appuntamenti volti a esaltare l’impatto culturale e sociale che un servizio di traduzione può riservare.

Il fitto programma del Festival nasce con l’intento infatti di avvicinare la pratica della traduzione al pubblico, di renderlo più umano e naturale possibile, portandolo in esempi di quotidianità e tirandolo fuori da un ambito prettamente accademico e professionale.

O quanto più il contrario.

Partiamo dal concetto o principio che sta alla base della traduzione. Il fine ultimo della traduzione è solo uno: comunicare. Affinché due popoli di nazionalità, di cultura o di pensiero diverso riescano a interagire, è necessario un servizio di traduzione. Il dialogo tra popoli non sarebbe possibile senza la figura di un traduttore professionista.

In tal senso, il traduttore, per tradizione, viene identificato come un soggetto che si avvicina ai due o più interlocutori, per poter comunicare in primis con ognuno di loro singolarmente, per poi ri-elaborare il messaggio da veicolare ai destinatari. Nella fattispecie, questo scenario rappresenta l’atto di avvicinamento e di profonda comprensione che il traduttore compie nei confronti dei suoi interlocutori. La vicinanza a un certo interlocutore è direttamente proporzionale alla capacità interpersonale, alle competenze e conoscenze culturali e linguistiche del traduttore.

Eppure lo scopo del Festival della Traduzione è quello piuttosto di spingere il pubblico, gli interlocutori stessi, a avvicinarsi al mondo della traduzione e al dialogo con i traduttori. È grazie alla presenza e alla co-esistenza di diverse lingue e culture che i servizi di traduzione vengono richiesti e erogati. Senza una società multietnica, multiculturale e multilinguistica non avremmo bisogno di esperti della mediazione linguistica.

Questa stessa varietà comunque viene rispettata e protetta proprio grazie al lavoro costante e all’impegno di traduttori e interpreti da tutto il mondo. L’importanza che viene data alla traduzione, così come al potere e al valore delle parole, è evidente proprio in un lavoro di traduzione svolto da un professionista.

Proprio in occasione di questa edizione dal titolo “Con altre parole” – preso in prestito da Umberto Eco – si vuole sottolineare l’efficacia e la magia consapevole che le parole nascondono. Lo straordinario potere di legare, di collegare, di farci sentire parte di una comunità, della storia. La capacità delle parole di riuscire a connettersi con altre lingue, con altre realtà, con altre emozioni.

Il Festival della Traduzione, come anticipato, si festeggia soprattutto nelle principali città italiane, tra cui Forlì, Milano, Padova, Torino, Roma, Lecce. Tutte location designate anche per l’iniziativa #cambialalingua in collaborazione con la casa editrice Zanichelli. Ma nello specifico, nella città madrina del Festival, è stata prevista l’installazione di un grande vocabolario interattivo di 4X3 metri davanti l’Auditorium di San Giacomo, con l’invito a scoprire l’evoluzione di alcune parole e termini nel corso del tempo. Un modo senza dubbio originale per scovare parallelismi tra l’evoluzione delle parole in concomitanza con varie vicissitudini storiche, e per anticipare i futuri festeggiamenti per il centennio della casa editrice nel 2022.

Ufficio Stampa LingoYou

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